mercoledì 12 agosto 2015

Pino Aprile: Luigi de Magistris fa al PD la mossa del cavallo


di Pino Aprile

Ora il Pd comincia ad aver paura vera: la mossa di Luigi De Magistris, il sindaco di Napoli, che ha dichiarato la sua città “Derenzizzata”, viene fatta passare come folcloristica, ma è devastante per i tartufismi, le complicità, l'eccessivo attendismo dei dirigenti meridionali del partito.

Tutto il Sud è in mano al Pd, ma il rischio e il sospetto è che, per salvare se stessi o meritare un ruolo nazionale, quei governatori possano operare più per “tener buono il terrone”, che per rendergli giustizia. Non è così? Devono dimostrarlo e anche presto, altrimenti se pur facessero bene, si penserebbe che vi si riducano solo per non restare al palo, perché costretti, per convenienza e solo finché conviene e non possano farne a meno.

Già adesso è quasi tardi, perché i governatori del Sud si incontrino, stilino un piano di rinascita del Sud e dettino l'agenda al governo (qualcosa del genere aveva suggerito Emiliano, ma della cosa, poi, si son perse le tracce). Altro che mila-mila miliardi del “vertice Pd” e pubblicazione integrale del discorso dell'“Amato leader” sulla Pravda risorta.

La mossa di De Magistris li mette tutti fuori gioco. E Gigino va veloce e sa parlare al popolo: lo si può e talvolta lo si deve discutere, ma tempo non ne perde e non gli va di perdere. Non so come finisce (ma un po' lo immagino), se De Magistris si propone come leader del Sud, alle molte anime e associazioni, partiti e partitini meridionalisti di ogni colore, e ai delusi del Pd.

Il progetto di una formazione politica meridionalista, il Pd del Sud, che Michele Emiliano cercò di varare includendo De Magistris, e che non partì allora, perché la ferocia del partito contro il Mezzogiorno era mascherata, potrebbe nascere adesso, perché a quella ferocia si aggiungono l'arroganza, l'insulto e la presa in giro (“piagnistei”, “rimboccarsi le maniche”) del fanfarone di Firenze, Renzi, e del Distratto di Reggio Emilia, Delrio (non vede la mafia dilagare nella sua città e aspetta l'analisi delle rocce terrone per decidere se far arrivare il treno a Matera).

Una coppia convinta che comandare (almeno fosse stato eletto e non nominato da un grembiulino, 'sto Renzi) sia imporre, esercitare prepotenza. Così, mentre il Sud rischia di esplodergli in faccia e Napoli annuncia battaglia per la gestione della bonifica dell'area ex-siderurgica di Bagnoli, lui se ne sbatte e insiste nella nomina di un commissario governativo, che espropri la città. Come dire: non è cosa vostra, ma cosa nostra. E forse si potrebbe già fare l'elenco dei potentati “amici” pronti a spolparsi Bagnoli, e in quali percentuali ciascuno.

Se così andassero, si potrebbe porre un problema serio per i governatori meridionali, soprattutto Michele Emiliano: o difendere l'indifendibile Renzi, facendo blocco per il partito, contro De Magistris; o anticipare De Magistris, ma sapendo di essere meno credibili e veloci di lui, perché appesantiti da un partito ostile; o, addirittura, saltare il fosso e, con De Magistris, ribaltare il tavolo.
Non cambierebbe il Sud, ma l'Italia.

P. S.: Graziano Delrio ha già cancellato l'Alta velocità a Sud e i governatori stanno zitti da tre giorni. Distratti o complici? Vedremo domani...

Fonte:  Terroni di Pino Aprile (Facebook)

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L’articolo di Luigi de Magistris pubblicato su Facebook l’11 agosto 2015

Napoli Città DERENZIZZATA

dalla pagina Facebook di Luigi de Magistris
Voglio premettere che ho rispetto per il Presidente del Consiglio e per il Governo, Istituzioni previste dalla Costituzione Repubblicana.

La riflessione che intendo fare è Politica.

Assistiamo con il Governo Renzi ad una consolidata e preoccupante involuzione antidemocratica, un'accelerazione fortemente autoritaria dell'assetto istituzionale, tutta di stampo liberista. Contro le autonomie ed a favore di un centralismo anti libertario.
Premier non eletto, nominato dalla casta. Uso bulimico ed abnorme - in violazione della Costituzione - dei decreti legge e del ricorso alla fiducia. Ribaltamento eversivo della Costituzione con l'utilizzo della legislazione ordinaria, a colpi di maggioranza. Attacco al diritto al lavoro con il jobs act, riduzione di diritti e dignità delle lavoratrici e dei lavoratori. Smantellamento della scuola pubblica. Lottizzazione dei servizi pubblici e di interesse pubblico.

Via libera con lo Sblocca Italia (rectius, sblocca affari, mafie e corruzioni) al massacro del Paese: faraoniche opere pubbliche, trivellazioni, inceneritori, commissariamenti di interi pezzi di territorio.
Privatizzazioni di patrimonio, beni, servizi. La bellezza del nostro Paese svenduta al mercato di lobby, cricche e mafie. Vogliono mettere sul mercato liberista anche corpi ed anime. Il respingimento dei diversi e degli ultimi, considerati scarti del liberismo consumistico. Tagli ai servizi per i cittadini attraverso i tagli ai Comuni. Tanto altro ancora nella rottamazione dei diritti, della Costituzione, dell'Italia.

Non ha rottamato il sistema politico, sta rottamando Costituzione e Paese. Mafia Capitale, inchieste Expo, Opere pubbliche indagine Firenze, Venezia Mose e altro: tutto nell'era renziana.

Mi sembra un saldatore, più che un rottamatore !

A Napoli, Davide contro Golia, proviamo a scrivere un'altra storia. Con tutti i nostri limiti, difetti, errori e le nostre incapacità. Senza piagnistei però, con infinito orgoglio di appartenere alla nostra Napoli. Terra Nostra, non Cosa Nostra.

Terra è identità, è radici, è profondità. La cosa è materialità, consumismo, proprietà.

La Terra è bene comune. A Napoli l'acqua è davvero bene comune, abbiamo creato ABC "Acqua Bene Comune", azienda speciale pubblica al posto della S.p.A..

Il patrimonio è pubblico.

L'emergenza rifiuti del Sistema Criminale lo abbiamo sconfitto con la creazione di un'azienda tutta pubblica di igiene urbana.

Non abbiamo messo sul mercato il trasporto pubblico.

I Governi liberisti tagliano alle comunità locali per mettere piombo sulle ali delle autonomie e noi non abbiamo tagliato al welfare, ai servizi, abbiamo rafforzato la cultura.

Pur avendo ereditato un Comune in dissesto finanziario - governato per venti anni dal partito del Presidente del Consiglio - non abbiamo licenziato un lavoratore. Abbiamo anzi assunto, in particolare nella scuola comunale: 380 maestre a tempo indeterminato.

Più scuole, più asili nido, più refezione. Napoli è la città che più è cresciuta negli ultimi mesi per turismo. Potrei continuare. Tante cose anche non vanno ancora bene, le sofferenze sono tante, gli obiettivi da raggiungere ancora molti, i servizi non funzionano ancora come vorremmo.
Siamo stati ostacolati in tanti modi, ci sono anche nostre colpe per le quali l'autocritica è necessaria.
A Napoli sta cambiando la politica. Non sono contro i partiti, ma non sono iscritto a partiti, sono autonomo, sono stato eletto per rompere, costruire, consolidare un percorso di autonomia. Per i movimenti popolari. Il processo è iniziato, va consolidato.

E' attiva in città tantissima Politica dal basso.

Autogoverno del territorio, partecipazione democratica, usi civici, proprietà collettive democratiche, liberazione di beni abbandonati.

A Napoli si costruiscono ponti di pace e si abbattono mura di indifferenza.

A Napoli gli abitanti si sono messi in movimento per difendere Città e beni comuni.

I problemi sono tanti, c'è molta sofferenza, ma anche enorme dignità, voglia di consolidare il riscatto in atto, desiderio di benessere materiale diffuso, ma anche emozionale e interiore. Una città non liberista, ma libertaria. Napoli città dell'amore.

Siamo stanchi delle lezioni propagandistiche sul Sud, fatte di superficialità ed approssimazione, basta discriminazioni. Non vogliamo aiuti, solo condotte di giustizia. Noi pensiamo che la liberazione definitiva delle nostre terre giunga da un processo di liberazione messo in atto dai nostri popoli con l'uso collettivo della nostra comunità. Vogliamo Napoli città autonoma, l'agorà del mediterraneo. Lavoreremo per essere autosufficienti, senza più trasferimenti dallo Stato e verso lo Stato.

Abbiamo già votato superamento Equitalia. Abbiamo incassato 50 milioni di lotta ad evasione Made in Naples. Usciremo dal piano di riequilibrio nel quale Governo e Parlamento ci hanno ingabbiato mettendoci tassazioni alte. Decideremo noi imposte e tributi che saranno minori e tutto rimarrà in città.

A Napoli sarà conveniente restare e venire ad investire. Con la nostra creatività creeremo le migliori condizioni per attrarre studenti, investitori, turisti.

Stiamo facendo emergere lavori in nero portandoli nella legalità. Con giovani, precari e disoccupati stiamo creando modalità dal basso di gestione di pezzi di città abbandonati.

Napoli ha grandi capacità economiche di autoproduzione e sarà conveniente lavorare ed investire in città.

Area in cui pubblico e privato possono procedere insieme per il bene comune.

Il popolo deve entrare nel sistema di produzione, del credito e dei servizi. Costruiremo governi partecipati di prossimità nella città di Napoli.

A Bagnoli, ora, Renzi, dopo anni ed anni di omissioni, sprechi, affari e crimini, quando abbiamo finalmente messo in campo l'azione di rilancio di Bagnoli smascherando anche gli autori dei disastri del passato, invece di dare alla Città le risorse per la bonifica - dovere di Stato trattandosi di un SIN (Sito di Interesse Nazionale ) - ha deciso di commissariare.

Vuole mettere le mani sulla città con le stesse logiche di potere che hanno distrutto parte del nostro Paese. A Napoli non comandano più le segreterie del sistema partitocratico, le cricche, i patti masso-mafiosi, le lobby.

Vogliono aggirare la nostra autonomia e la nostra esperienza colpendoci dall'alto. Vi abbiamo scoperto.

Volete occupare - con violenza di Stato e con poteri speciali - la nostra terra e affidarla a mani sbagliate. Di fronte alla violazione della Costituzione, all'occupazione violenta del territorio, all'abuso della legge, all'uso illegittimo del diritto, alle derive autoritarie, c'è un unico rimedio: ora e sempre RESISTENZA.

Sarebbe un delitto morale non resistere.

Ecco perché la nostra Città si proclama DERENZIZZATA.

Perché siamo per la democrazia, per la diffusione del potere, per la distribuzione del denaro, per la lotta alle disuguaglianze, per la giustizia, per il Popolo. Resisteremo ricorrendo alla giustizia costituzionale, ordinaria ed amministrativa. Resisteremo con il referendum. Resisteremo con la disobbedienza civile. Resisteremo nelle piazze, nelle strade e nei vicoli della nostra Città.

Resisteremo con la lotta politica. Resisteremo con la fantasia e la creatività di cui siamo capaci.

Resisteremo con l'amore della non violenza. Contro l'oppressione delle nostre vite, resistiamo con la liberazione dei corpi, delle coscienze e dei cuori. Costruiremo reti di resistenza ovunque contro il SISTEMA, a Napoli e altrove.

Siamo onesti e non ci facciamo occupare con mani e denari sporchi che puzzano di compromesso morale, meglio essere un po' brutti e sporchi, ma onesti, che essere tirati a lucido ma con la coscienza sporca. Possiamo vincere e comunque lotteremo.

Solo chi non lotta ha già perso !

giovedì 6 agosto 2015

Nico Pirozzi: Le "ecoballe" di Taverna del Re

Nico Pirozzi

Si chiama Taverna del Re: per secoli è stata una delle aree più fertili della Campania, come racconta lo stesso toponimo con il quale quest'angolo della provincia di Napoli continua ad essere conosciuto.

A inizio del nuovo millennio qualcuno decise di cambiarne il nome in Sisp, che non è un acronimo per indicare delle colture d'eccellenza, bensì quello di area di stoccaggio provvisorio di rifiuti imballati. In quindici anni, di rifiuti imballati (e anche non imballati) ne sono arrivati tanti: quattro milioni di tonnellate, o giù di lì. A rimuoverli nessuno ci ha mai provato, in barba a quel provvisorio, di cui - a distanza di tre lustri - appare difficile comprenderne il significato.


Così, quest'area grande quasi quanto duecento campi di calcio, che sorge a cavallo delle province di Napoli e Caserta, è diventato un immenso cimitero di fetide ecoballe, che dopo aver inferto un colpo mortale a una parte dell'economia campana hanno seminato morte (tumori e altre patologie letali) in una delle aree più densamente urbanizzate della regione.

Tutto ciò, con buona pace della camorra, che con i rifiuti continua a fare affari (basterebbe ricordare che per il solo affitto dei terreni che ospitano le ecoballe, lo scorso anno la Regione Campania ha messo in bilancio oltre 15 milioni di euro). Un cimitero dove i politici e gli amministratori che si sono succeduti alla guida della Campania farebbero bene a erigerci il loro monumento

Fonte: Il diario Facebook di Nico Pirozzi, 6 agosto 2015

domenica 2 agosto 2015

Padre Maurizio Patriciello: Italia unita?

Padre Maurizio Patriciello

Ciro Di Francia e Aniello Angellotti ascoltano Padre Maurizio Patriciello
a Pozzuoli il 31 maggio 2014 in occasione dell'assegnazione
del Premio Dicearchia a Padre Maurizio.
Come uomo del Sud sento forte, in questi giorni, la tentazione di riandare alle radici dell’unità d’ Italia. Ma non mi piace e non sarei capace di riscrivere la storia. Nemmeno mi piace piangere sul latte ormai versato. Quello che è stato è stato, nel bene e nel male. Di certo al nostro meridione, in questo secolo e mezzo che lo vede unito al resto della Penisola in una unica Italia, non sono state date le stesse opportunità di sviluppo che sono state concesse alle regioni del Nord. Non è un caso se oggi ritroviamo a dover registrare - ancora una volta - un malessere economico che ci mette sullo stesso piano della Grecia. Come mai?

In un Paese normale questa doppia andatura avrebbe dovuto mettere in guardia fin dall'inizio la politica nazionale e i governi centrali. Certo, da queste parti, di denaro ne è passato in questi decenni. Ma non solo non è servito a riportare il territorio a un tenore di vita accettabile, ma – non sto di certo svelando un segreto - è servito tante volte a rimpinguare le casse della malavita, soprattutto quella che faceva affari con pezzi dello Stato corrotti o collusi. Eterogenesi dei fini. Il denaro sprecato, senza progetti seri, studiati a tavolino, sul territorio, con i diretti interessati, fa spavento. Basti per tutti l’esempio del ponte – mai realizzato - sullo stretto di Messina. Quanto denaro è stato letteralmente gettato via per la costruzione di autostrade che non finiscono mai, ospedali rimasti incompiuti, cavalcavia che crollano dopo un mese dall’ inaugurazione. Di chi la colpa? Della gente del sud o di chi ha speculato sulla sua pelle? Chi era ed è pagato per sorvegliare? Dove stava e sta lo Stato centrale mentre tutto questo accadeva e ancora accade? Chi ha permesso che si potesse arrivare ad avere una sola Italia sulla carta e due Italie nei fatti? Chi ha fatto finta di non vedere che, uguali nei doveri, gli italiani non lo erano e non lo sono nei diritti?

I meridionalisti democratici Alessandro Citarella, Massimiliano
Gargiulo e Gino Balestrieri con Padre Maurizio Patriciello
il 31 maggio 2014 a Pozzuoli
Il rapporto Svimez, sull'andamento dell’economia meridionale, non ci ha sorpreso per niente. Questi dati li viviamo sulla nostra pelle. Da anni i vescovi delle regioni meridionali vanno denunciando lo stato di abbandono in cui è stato relegato il Sud. Non è un segreto per nessuno, nemmeno per i nemici dichiarati della Chiesa, che le parrocchie sono diventate, negli ultimi anni, dei veri e propri dispensari dove la gente viene a chiedere la carità di un pezzo di pane. Da anni andiamo denunciando che tante famiglie che vivevano in uno stato di povertà dignitosa sono sprofondate nella miseria nera. I nodi arrivano sempre al pettine. E fanno male. La lotta alla mafia, alla camorra, alla ‘ndrangheta è destinata a fallire miseramente se non c’è la volontà di togliere ai criminali la possibilità di dare lavoro e sostentamento a chi muore di fame.

Non è un segreto per nessuno che i criminali occupano tutti gli spazi lasciati liberi da uno Stato assente o latitante. È finito il tempo di accusare di omertà o collusione chi, dopo aver cercato invano, per mesi e anni di vivere onestamente, si ritrova a fare scelte scellerate per dar da mangiare ai figli. I figli. Quali figli? Quelli che hanno avuto la fortuna di nascere. Perché, per chi ancora non ha visto quanto bello è il sole, è molto probabile che finirà risucchiato da un tubo di gomma in ospedale. Tanta è la paura di non poterli sfamare. Li chiamano diritti. Quali diritti? Al diritto di nascere, che tanto bene farebbe a tutti, si bada poco, troppo poco. Su quello di abortire le parole si sprecano. Quanto siamo strani. Abbiamo paura degli immigrati. Non vogliamo gli stranieri. Intanto non mettiamo al mondo i figli. Eppure tanti nostri vecchi sono affidati alle cure di chi, più povero di noi, viene a cercare fortuna dalle nostre parti. L’ aborto dei poveri: com’ è diverso da quello dei ricchi. C’è poco da fare: il vangelo ha sempre ragione. Ha ragione quando ci chiama a vivere da fratelli, quando ci chiede di essere generosi. Quando ci comanda di non seminare odio, ma di amare tutti, anche chi ha la pelle di un altro colore. Anche – soprattutto? - chi non è ancora venuto al mondo, ma già vive nel grembo della mamma.  Ha ragione quando ci ricorda che dai frutti si giudica l’albero. E i frutti, oggi, 154 dopo l’Unità d’ Italia, sono terribilmente deprimenti.

Che fare? Bisogna correre ai ripari, non c’è dubbio. Ma in che modo? Intanto chi ha chiesto e ottenuto la fiducia degli elettori deve farsi modello di un vivere civile. Deve avere il coraggio di rinunciare una volta per tutte ai privilegi della casta che tanto male fanno agli italiani. Occorre poi avere il coraggio e la volontà di concretizzare una politica di sviluppo che sia omogenea per tutti gli italiani. È insopportabile questa Italia a due dimensioni. Una nazione a due marce. I partiti debbono trovare il coraggio e la dignità di essere implacabili con chi ha deturpato e ancora deturpa il volto della politica, di chi spegne la speranza nel cuore dei giovani, di chi negli anni ha pensato solo ad arricchire se stesso e la sua famiglia. Non si può chiedere agli italiani del sud di fare il proprio dovere se poi gli si nega i propri diritti. Il presidente Mattarella ha detto che il diritto al lavoro è inalienabile. La mancanza di lavoro non è un problema tra gli altri, ma il vero problema. È strano che il Parlamento si riunisce anche di notte e nei mesi estivi per approvare qualcosa che sta a cuore a qualcuno, ma sul diritto dei diritti, quello al lavoro, abbia la bocca socchiusa e la parola inceppata.


Originale pubblicato su Facebook 1 agosto 2015 al seguente link:
Padre Maurizio Patriciello: Italian unita?